Maledetto 2020. Così lo ricorderemo questo torbido anno dal quale tutti vogliamo fuggire, l'ultimo del secondo decennio 2000, o il primo del terzo. A me viene da pensarlo come il cerchio che chiude (male) un decennio terribile. Chi l'avrebbe mai detto di ritrovarsi così, da uomo ormai, a contare i giorni che mancano alla fine del calendario, a controllare le ultime pagine di un'agenda mezza vuota, ormai accessorio antico, pezzo d'antiquariato di cancelleria, cancellata dalla condivisione, dal tempo reale, da qualcosa che puoi maneggiare più velocemente, che ti sveglia se ti dimentichi un appuntamento, che ti spacca la monotonia con le notifiche colorate.
Ecco parliamo di loro, le notifiche. Ma che cazzo sono? Perché devono travolgere il nostro tempo, riempirci l'attenzione come un marciapiede pieno di formiche impazzite in mezzo a briciole di pane. Perché abbiamo deciso che il tempo non debba essere più nostro, ma delle notifiche? Questo è accaduto, pensavamo che il futuro ci concedesse strumenti di facilitazione, di progresso, di visione, che si potesse recuperare un po' di tempo. No. Tutto questo che non saprei se chiamarlo innovazione tecnologica o peste tecnologica, perché il tempo ce lo sta rubando.
Questo anche dovremmo pensare del 2020. Del decennio dieci venti. Abbiamo perso troppo tempo ad aggiornare il Google Calendar, a controllare ogni giorno le ultime notizie dal nostro smartphone. Perché poi si chiama smart? Io lo chiamerei tricky, ingannevole. Ormai questi telefoni sono così grandi che nelle tasche non ci entrano più, altro che smart. E poi, onestamente, è anche un po' ridicola quella patacca gonfia nella tasca mentre cammini. Trovavo più sexy il pacchetto di Marlboro arrotolato sulla manica della t-shirt bianca che, per noi un po' più grandi, non è nient'altro che la fruit, nome acquisito dal successo monopolizzante del marchio Fruit of the loom.
Oggi credere di fare più cose nello stesso tempo, di essere più organizzati con quelle robe aggiornate al millimetro, al tempo di un upgrade? Ci avete mai pensato a quante decine di minuti avete perso a costruire il calendario digitale condiviso con altre 20 persone e con i colori perfetti per ogni tipologia di evento? Mi piacevano più i disegni dell'asilo con quei colori, però con sta roba tra le mani ci sentiamo tutti un po' manager e meno perdenti, più sicuri di noi stessi con il calendario organizzato, ma ci dimentichiamo del tempo che ci sfugge alla velocità degli sconti al black friday e dell'ultimo modello di BMW acquistato con il max finanziamento a 99 euro al mese.
Abbiamo sostituito il caffè al bar con la videocall, una pagina di giornale con una scrollata della home di Facebook. Un testo ben scritto con un post di Andrea Scanzi. Ci sembra sia tutto più veloce, più immediato, più ideale per risparmiare tempo e dedicarne altro e nuove attività, ma abbiamo rinunciato alla vita, al nostro tempo. Alle persone, forse alla verità del nostro esistere. Il tempo ormai lo decidono gli altri per noi: quando comprare il nuovo iPhone, l'aspirapolvere Dyson, quando fare gli aggiornamenti dei software che ci servono. Mica lo decidi tu, arriva un momento in cui lo devi fare. Arriva una notifica.
Ci sono state molte cose in questi dieci anni, le date non le ricordo e faccio fatica a ricostruirle. Abbiamo assistito all'ascesa e discesa di Matteo Renzi, ci rendiamo conto? Abbiamo visto salire al potere nientemeno che il Movimento 5 Stelle, abbiamo osservato inermi, pieni di dolore, il disastro della Costa Concordia, abbiamo gioito alla morte di Bin Laden, ci siamo ritrovati più poveri e più soli, nelle nostre stanze a controllare le notifiche.
Poi è arrivato il 2020, sì direi l' anno peggiore che segnato dalla morte di mio nonno. Sei anni fa, nel 2014, avevo perso la nonna. Questo il vero vuoto che mi ha lasciato il decennio terribile. Poi ci sono state le scelte definitive, il passaggio dall'età dello scemo
a quella più adulta (matura non mi va di dirlo), c'è stato il ritorno alla dimensione provinciale, un po' culla, un po' matrigna, un po' noia mortale. Quindi l'incontro con Sara, amore vero, calore, famiglia e molti cambiamenti. Poi come dimenticare la truffa di Gianni e Pinotto? due esseri spregevoli incontrati purtroppo nel percorso della mia vita. Ce ne sono molti spregevoli in giro, mischiati tra le amicizie fittizie, quelle che hanno una sola regole: finché mi sei utile siamo amici. Ma non dedichiamo loro più di due righe: vi do un indizio, quei due abitano nella lucchesia, stateci alla larga.
In definitiva che possiamo dire? Si pensa troppo ai soldi, a questo cazzo di denaro che ci serve per fare niente se non per comprare cose e la nostra autostima. Me ne fotto dell'autostima e mi compro uno specchio appannato o lo tolgo dalla parete addirittura. Lasciamo la massa urlante, fin troppo urlante delle proprie opinioni terrapiattiste, in quello stagno fangoso dove affogano anche le loro certezze bieche. Troppa poca importanza dedichiamo alla nostra vita che se ne va. E se n'è andata così veloce che ieri ero un ragazzino, o poco più, che credeva alla soluzione offerta dalla palestra e dalle foto ben saturate per aumentare i like, o come dicono i giovani attuali per fare hype, e oggi invece mi preparo ai prossimi dieci anni sperando di trovare più volte possibile le acciughe del mar Cantabrico sulla tavola apparecchiata, pensando che l'unico viaggio verso la felicità lo decida il tempo e non i nostri smartphone.
Ciao 2020, sei stato un anno di merda, ma preferivo darti una seconda possibilità invece di vederti andare via con un pezzo della mia vita.
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