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Immagine del redattoreandreaspadoni

Cristiano (Ronaldo): un campione di record, ma lontano dai più grandi fuoriclasse della storia del calcio. Vi spiego il perché!



900 gol. Sì, ieri 5 settembre 2024, il vostro idolo Cristiano Ronaldo ha segnato (a un metro dalla porta) il suo 900 gol in carriera. E allora? C’è innanzitutto da chiedersi perché si contino ancora le reti realizzate da questo calciatore che attualmente gioca in un campionato di terza / quarta fascia e negli appuntamenti più competitivi ha mostrato i segni del tempo, facendo fatica a sfiorare il pallone.


Ma entriamo dentro la questione in modo serio.


Cristiano Ronaldo è senza dubbio uno dei calciatori più celebri e prolifici della sua generazione. I suoi numeri parlano da soli: 900 gol segnati in carriera, cinque Palloni d'Oro, più di 30 trofei tra club e nazionale, inclusi cinque UEFA Champions League e un Campionato Europeo con il Portogallo. Tuttavia, nonostante questi successi, rimane un giocatore che non riesce a raggiungere il pantheon dei più grandi di tutti i tempi come Maradona, Messi, Pelé, e Ronaldo Nazario.


Cosa gli manca per entrare davvero in questa élite?


𝐋𝐚 𝐦𝐚𝐧𝐜𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐨:

Cristiano Ronaldo ha segnato più di 900 gol in carriera, un traguardo impressionante che pochi hanno raggiunto. Tuttavia, se guardiamo alla sua capacità di creare gioco, ci accorgiamo di un aspetto in cui non brilla allo stesso modo. Messi, ad esempio, non solo ha segnato oltre 800 gol, ma ha anche fornito più di 350 assist, dimostrando una visione di gioco eccezionale e una capacità di essere determinante anche nelle vesti di rifinitore. Non si può negare la sua abilità come finalizzatore, ma spesso si nota una mancanza di quella visione che caratterizza i veri maestri del calcio. Maradona e Messi, ad esempio, sono stati in grado di orchestrare il gioco in modo che ogni azione sembrasse parte di un piano più grande, creando momenti che rimangono immortali.


𝐔𝐧 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨𝐥𝐥𝐨:

Ronaldo è l'emblema del giocatore che mette sé stesso al di sopra del collettivo. Con oltre 100 rigori segnati, molti critici sottolineano come una parte dei suoi gol provenga da situazioni di palla inattiva che spesso il portoghese si assicura di calciare personalmente. Il suo desiderio incessante di segnare e aggiornare i suoi record personali lo ha trasformato da risorsa in peso per la sua squadra, soprattutto quando insiste nel forzare le giocate verso il gol. Questo approccio lo allontana dai valori intrinseci del calcio come sport di squadra, dove la collaborazione e la gioia condivisa sono centrali.


𝐈𝐥 𝐜𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐞𝐬𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 "𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐨𝐦𝐨":

Il mito di Cristiano Ronaldo va oltre il campo da gioco: è l'immagine del super atleta, del perfezionista ossessionato dal successo, del multimilionario che cura il suo corpo come un tempio, con una percentuale di grasso corporeo inferiore al 7%, un livello incredibile per un atleta professionista. Tuttavia, questo ritratto si allontana dai valori più autentici del calcio, uno sport che nasce nelle strade, nei quartieri popolari, dove ogni gol è un momento di gioia collettiva. Quando Ronaldo dichiara di essere migliore di Pelé perché i suoi gol si vedono nei video, esprime una visione distorta e iper-individualista del calcio, dimenticando che questo sport è fatto di emozioni condivise e legami tra tifosi e squadre.


𝐋'𝐢𝐧𝐜𝐚𝐩𝐚𝐜𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚𝐫𝐢𝐨:

Mentre molti grandi campioni, una volta superato l'apice della carriera, accettano con serenità di adattarsi a ruoli più defilati, Ronaldo continua a voler essere al centro del gioco. Con oltre 200 partite giocate dopo aver superato i 35 anni, Ronaldo dimostra di non volersi arrendere al passare del tempo, ma questa determinazione si trasforma spesso in una rigidità tattica che spesso penalizza il gioco collettivo.Il suo rifiuto di adattarsi a un ruolo meno prominente danneggia quindi la dinamica della squadra, facendolo apparire più come un individualista che un vero leader, come è stato evidente a Euro 2024.


𝐂𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐑𝐨𝐧𝐚𝐥𝐝𝐨 resterà probabilmente una figura iconica nel panorama calcistico mondiale, ma il suo individualismo, la mancanza di visione di gioco e l'immagine del "super uomo" che ha costruito attorno a sé lo distanziano dai veri immortali della storia del calcio. Il suo valore è inattaccabile, ma il calcio è più di record e numeri: è arte, è collettività, è gioia condivisa. Nulla a che vedere con ciò che ha raccontano l'attaccante portoghese con la sua carriera.


Lasciate i numeri ai commercialisti, il calcio non è un foglio excel.

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