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Il caso Sangiuliano - Boccia: quando il potere diventa tentazione...



Nelle cronache italiane degli ultimi giorni, il caso del Ministro Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia ha riacceso vecchie riflessioni sulla fragilità umana e sull'eterna connessione tra potere e desiderio.

Una vicenda che, pur essendo tristemente prevedibile, riesce ancora a sorprenderci, forse perché ci ricorda la nostra stessa vulnerabilità. È un richiamo a quel filo sottile su cui camminiamo tutti, in bilico tra ambizione e moralità, e che spesso, di fronte alla tentazione, cede con disarmante facilità.

La fragilità umana, in fin dei conti, non è mai stata una novità: da tempi immemori, il sesso è stato una leva potente, capace di piegare anche gli animi più integri. E quando il potere diventa lo strumento per ottenere ciò che si desidera, il risultato è quasi sempre un fallimento morale.

La verità è che il potere corrompe non solo chi lo detiene, ma anche chi lo subisce, creando un gioco di complicità che scavalca ogni etica. È un gioco in cui l’attrazione fisica e il controllo si fondono, mostrando il lato più oscuro delle relazioni umane.

Ma se questo è già di per sé imbarazzante, lo è ancora di più per i cittadini che, ogni giorno, si alzano presto, vanno a lavorare, cercano di fare il proprio dovere e, nel loro piccolo, di migliorare il mondo. Persone che, al di là degli scandali, si aspettano di vedere nei palazzi del potere e della politica nazionale, figure che sappiano governare con decoro e rispetto per il ruolo che ricoprono.

Invece, spesso, si trovano a dover assistere a rappresentanti delle istituzioni che amano le poltrone in Parlamento, ma anche i letti e i lettini dei massaggi Tantra. La politica sembra ormai una commedia dell’assurdo, dove le vicende personali si intrecciano con quelle pubbliche, creando un pantano di cui è sempre più difficile vedere il fondo.

L'imbarazzo è tangibile, ed è alimentato da una sensazione di distacco e frustrazione verso una classe dirigente che sembra vivere in una realtà parallela. Le persone comuni, che lottano contro le difficoltà della vita, vedono riflessi nei telegiornali i volti di politici e figure pubbliche che paiono incapaci di rappresentare i veri problemi della società. È un cortocircuito pericoloso, che mina la fiducia nelle istituzioni e rende sempre più difficile credere che le cose possano cambiare.

E poi ci sono le donne.

Quelle donne che chiedono di avere più spazio nei luoghi di potere, ma che, come in questo caso, si trovano spesso a navigare tra il loro lato attrattivo e quello intellettuale. È una lotta difficile e ingiusta, perché il peso delle aspettative e dei pregiudizi è ancora troppo gravoso.

Maria Rosaria Boccia rappresenta un nodo complesso di questa vicenda: da una parte l'aspirazione legittima a emergere, dall'altra la percezione – ingiusta ma purtroppo diffusa – che dietro ogni successo femminile ci sia una scorciatoia, spesso di natura sessuale.

Questa storia, al di là delle facili morali, dovrebbe farci riflettere su quanto lavoro ci sia ancora da fare. Per costruire una politica che torni ad essere esempio, per riconquistare la fiducia dei cittadini, e per garantire alle donne il giusto riconoscimento del loro valore, senza che questo sia inficiato da inutili e dannose strumentalizzazioni.

Alla fine, forse, il vero potere sta nel riuscire a mantenere l’integrità, nonostante tutto, e quando si cade come il Ministro, non è necessario mettere in scena il teatrino dell'intervista del TG1, concordata con il giornalista, basterebbe salutare tutti e chieder scusa. Ma non alla moglie, agli italiano.

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