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Immagine del redattoreandreaspadoni

Joacquin, il fuoriclasse orgoglio degli "operai" del Betis Siviglia


Joaquín allo stadio Benito Villamarín, casa del Betis Siviglia

Tra tutti i giocatori che nell'ultima giornata del campionato 2022/23 hanno salutato il calcio, quello che incide con maggiore forza il suo nome nella storia di questo sport è Joaquín Sánchez Rodríguez, meglio conosciuto come Joaquín.


Sicuramente l'appassionato medio, spesso semplicemente un user, cioè un tifoso, considererà il post un'eresia e vorrà sottolineare quanto Ibrahimovic sia stato più forte e dominante nel calcio europeo degli ultimi vent'anni. Vero, Ibra è stato tra i migliori di sempre, per me superiore a Cristiano Ronaldo.


Allora perché dico Joaquín?

Perché, come Totti e pochi altri al mondo, la sua storia di calciatore (esterno sopraffino, dalla classe cristallina) non rappresenta solo se stesso e quelle cavolo di statistiche che vi piacciono tanto. Rappresenta un intero popolo, i colori biancoverdi del Betis, la squadra "povera" di Siviglia nata nel 1914 dalla scissione del Sevilla FC in seguito al rifiuto di tesserare il figlio di un operaio perché nella città dove l'aristocrazia gestiva tutto era inammissibile (leggi qui la storia).


Joaquin non è stato solo un fuoriclasse, perché lo è stato nonostante un rendimento in chiaroscuro lontano da casa sua, ma è simbolo di appartenenza, passione smisurata, coerenza. E quelle lacrime sono verità, non ego.


Abbiamo avuto il privilegio di vederlo illuminare il campo anche con la maglia viola della Fiorentina, dal 2013 al 2015. Non giocò sempre bene, anzi il primo anno Montella non lo vedeva e lo avrebbe voluto vendere.


Se ne andò da grande, lasciando nei nostri occhi il gol del 3-2 alla Juve nello storico 4-2 del 20 ottobre 2013 con la tripletta di Pepito Rossi (riguarda gli highlilghts della partita), per tornare finalmente al suo Betis dove domenica scorsa è finita la sua carriera a 41 anni con 622 partite giocate nella Liga, record che condivide c


on l'ex portiere Zubizzarreta.


“Sono un privilegiato per essere nato betico, per essere cresciuto qui e per capire cosa significano certe partite. Il supporto, il rispetto e il tifo di queste persone sono incredibili. So di poter lasciare il calcio felice perché questa gente mi ha dato tutto”.

Semplicemente Joaquín Sánchez Rodríguez, grazie campione

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