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  • Immagine del redattoreandreaspadoni

NESSUNO SCENDE IN PIAZZA PER NICCOLÒ CIATTI



Questo ragazzo in foto si chiamava Niccolò Ciatti.


È morto a Lloret de mar il 12 agosto 2017, a 22 anni, nel modo più atroce e ingiusto che possa capitare: in discoteca, in mezzo alla pista, tra gente sbronza e rincoglionita dalla cassa che picchiava forte. A picchiare come mostri, con una violenza inaudita, c'erano anche i suoi aggressori (tre bulli ceceni), che lo avevano ucciso a suon di colpi da lottatori di MMA. Botte e calci che si vedono anche in uno straziante video, catturato dalle telecamere del locale che, chi aveva seguito l’episodio, sicuramente non avrà dimenticato (chi vuole lo cerchi su YouTube, io non lo posto).


La storia di Niccolò è simile a quella di Willy Monteiro Duarte, con la differenza che gli aggressori di Niccolò non sono in galera, ma in giro per l’Europa perché non sappiamo ancora in quale stato saranno processati, nonostante la richiesta di estradizione del tribunale italiano, rifiutato dalla Francia.


Proprio nelle ultime ore, Rassoul Bissoultanov, accusato di aver colpito con il calcio mortale Niccolò, è stato fermato in Germania per effetto del mandato di cattura internazionale emesso dal procura di Roma. Stavolta la Germania concederà l’estradizione? "È quello che ci auguriamo con tutto il cuore - ha commentato il padre del ragazzo, Luigi Ciatti - ma non vogliamo farci illusioni: già la Francia ci aveva negato l'estradizione, speriamo che la giustizia tedesca non commetta lo stesso errore”.

Provate a mettervi un attimo nei panni di questo padre, della madre, degli amici che erano con Niccolò quella notte in discoteca. Provate a immaginare il vuoto, il dolore infinito che si prova. Provate a immergervi in questa storia violenta, assurda, tremenda, in cui si respira un immenso senso di ingiustizia.


Perché nessuno, in Italia, se non le persone vicine a Niccolò e recentemente Le Iene che hanno riproposto il caso, si prende carico di questa vicenda e ne fa una battaglia di giustizia? Perché un ragazzo italiano, fiorentino, un lavoratore, un giovane pieno di sogni, amato dalla sua famiglia e dai suoi amici, muore in questo modo atroce e i suoi aggressori, dopo quattro anni, sono ancora in giro con il rischio che scompaiano per sempre, sfruttando tutti i possibili cavilli della legge internazionale? Assurdo.


Recentemente abbiamo visto manifestazioni per Youns El Boussetaoui, il marocchino ucciso da un colpo di pistola sparato dall’assessore leghista Massimo Adriatici. Gente in piazza a chiedere giustizia, Ilaria Cucchi in televisione e gli intelligenti di Instagram già a esprimere sentenze assolute prima che lo faccia un giudice. Perché nessuno di questi signori scende in piazza per Niccoló?


Qualcuno mi accuserà di razzismo, qualcuno proverà a sporcare queste parole, travisandole. La verità è che le vite sono tutte uguali, quella di Youns, ucciso probabilmente per un eccesso di legittima difesa e quelle di Niccolò e Willy ammazzati selvaggiamente da schifosi bulli.


Di diverso c’è solo il modo in cui si raccontano le storie e di diverso c’è che il papà e la famiglia di Niccolò Ciatti, che chiedono semplicemente giustizia per alleviare un dolore illogico e opprimente, sono stati lasciati soli.

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